Una scommessa per il sindacato: contrattare le apparecchiature di controllo sui lavoratori (di Mario Fezzi)

Il controllo dei lavoratori da parte delle imprese è diventato talmente intenso e pervasivo da giustificare un ripensamento generale della questione da parte del sindacato.

Gli strumenti oggi a disposizione delle aziende per controllare i dipendenti sono infatti numerosissimi e globali.

Ciò non sempre significa che il controllo venga concretamente esercitato; significa solo che il datore di lavoro ha a propria disposizione una pluralità di strumenti che gli consentono, ove lo voglia, di sapere tutto, ma proprio tutto, su ogni dipendente, sia sul piano dell’attività lavorativa che sul piano personale.

E come è noto, l’art.4 S.L. vieta anche la sola potenzialità del controllo: non si richiede infatti, per la violazione della norma, che il controllo sia effettuato in concreto; per integrare la illiceità e la responsabilità anche penale è sufficiente che le apparecchiature installate in azienda consentano la possibilità di operare il controllo.

Del resto ben può accadere che il controllo non sia mai effettuato, ma può anche accadere che venga svolto con continuità, oppure ancora solo quando l’impresa decida di voler avere determinati dati su uno specifico dipendente, o anche quando voglia raccogliere dati su tutti i dipendenti in una certa circostanza (ad esempio in prossimità di un licenziamento collettivo o di una collocazione massiccia in CIGS).

E’ insomma irrilevante che il controllo ci sia o meno: tutto ciò che conta ai fini della violazione della norma di legge è che il controllo sia possibile.

Esaminiamo allora quali sono gli strumenti a disposizione del datore di lavoro che ricadono nell’area vietata dall’art. 4 S.L. (e dall’art. 8 S.L.).

  1. I COMPUTER: costituisce ormai un dato di comune esperienza il fatto che i computer, chequasi tutti utilizzano sul posto di lavoro, consentono una lettura (in tempo reale o in un momento successivo) di tutto quanto è stato digitato nell’arco dell’intera giornata lavorativa. Dall’analisi dei dati reperibili nel computer di ognuno è possibile risalire all’attività lavorativa svolta, al tempo di lavoro, all’unità di tempo per ogni operazione, e via dicendo. I computer dunque consentono un controllo molto penetrante sull’attività lavorativa svolta da ogni dipendente.
  2. I TELEFONI: allo stesso modo è noto che ormai le centraline telefoniche digitali in uso in tutti gli uffici consentono di ricostruire il traffico telefonico individuale di ognuno nell’arco della giornata. E’ così possibile ricostruire i numeri chiamati, le chiamate ricevute, i tempi di conversazione, e il costo della telefonata. In tal modo è possibile controllare l’attività lavorativa di chi utilizzi il telefono a fini lavorativi e controllare anche le opzioni personali e di frequentazione di chi ne abbia anche la possibilità di uso personale.
  3. LA POSTA ELETTRONICA: chi utilizza una casella di posta elettronica aziendale è soggetto ad un controllo (potenziale) dei soggetti con cui è venuto in contatto via mail e del contenuto delle mail spedite e ricevute. Chi può accedere al server (e quindi il datore di lavoro o suoi incaricati) può leggere tutto quanto viene trasmesso per posta elettronica. Ne deriva quindi un controllo (sempre potenziale) sia sull’attività lavorativa che sulle opinioni personali.
  4. LA NAVIGAZIONE SU INTERNET: quanto appena detto circa le e mail è estensibile alla navigazione internet. Il controllo sul server aziendale permette di sapere quali siti il dipendente abbia visitato, per quanto tempo si sia trattenuto su ognuno, e quali siano le pagine più frequentate di ogni sito. Anche qui siamo in presenza di un controllo vietato sia sull’attività lavorativa che sulle opinioni personali.
  5. LE TELECAMERE: sono tornati in auge, in questi ultimi anni, i controlli attraverso le telecamere a circuito chiuso, installate per fini di sicurezza aziendale (i c.d. controlli difensivi). In tal modo è così possibile in molti casi controllare non solo l’attività dei dipendenti, ma anche i loro spostamenti all’interno dell’azienda.
  6. I CHIP RFID:numerosissime imprese hanno sostituito in questi ultimi anni i badge dei dipendenti, consegnando loro un nuovo tesserino di riconoscimento non più a banda magnetica, ma al cui interno è invece inserito un chip (RFID) di ridottissime dimensioni che consente di controllare tutti gli spostamenti del dipendente nell’ambito del perimetro aziendale e di sapere quindi per quanto tempo ogni lavoratore si sia recato a bere il caffè, a mangiare in mensa, a trovare dei colleghi, a lavorare alla propria postazione, a svolgere attività sindacale. In alcuni casi al posto del badge è stato inserito, a chi utilizzi una divisa o un indumento fornito dall’azienda, un chip di questo tipo in un bottone o in un risvolto della divisa. Il tutto avviene quasi sempre all’insaputa dei lavoratori.
  7. I DATI BIOMETRICI: ancora scarsa applicazione hanno invece i lettori di dati biometrici (impronte digitali, pupilla oculare) per consentire o vietare l’accesso a determinati locali aziendali. E’ comunque solo questione di tempo e anch’essi avranno uno sviluppo considerevole.

 

 

Questi (e forse anche altri ancora non noti) gli strumenti che possono determinare un controllo sui lavoratori.

Come appare chiaro si tratta, almeno in potenza, di una quantità di dati spaventosa che possono essere usati in danno del lavoratore per indirizzarne la carriera, per deciderne le sorti, per discriminarlo, per danneggiarlo in molti modi.

Tutte queste apparecchiature non potrebbero però essere installate senza un preventivo accordo con i rappresentanti sindacali per regolamentarne l’uso (in mancanza di rappresentanze sindacali o in mancanza di accordo la legge prevede che l’azienda debba rivolgersi all’Ispettorato del lavoro che deve dettare le regole per l’utilizzo): dice infatti la norma dell’art.4 S.L. che tal genere di apparecchiature, anche quando abbiano un utilizzo di natura organizzativa o di sicurezza aziendale, ma possano prestarsi anche ad un utilizzo di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installate solo previo accordo sindacale. In mancanza dell’accordo (o delle regole dettate dall’Ispettorato del lavoro) le apparecchiature solo in aperta violazione di legge.

Come s’è detto, la maggior parte delle apparecchiature in discussione sono invece state introdotte nelle aziende in totale assenza di accordo sindacale, il che consentirebbe ancor oggi di contestarne l’utilizzo.

Il sindacato in questi anni ha purtroppo un po’ sottovalutato la questione dei controlli e non ha reagito in alcun modo alla installazione di apparrecchiature via via sempre più minacciose per i lavoratori.

Attesa però la pericolosità delle ultime innovazioni tecnologiche, che sommate con quanto già era installato da anni (computer e telefoni) consentono la ricostruzione di un profilo (lavorativo e personale) completo e globale di ogni lavoratore, ci si chiede se non sia il momento di tentare una regolazione contrattuale di tutta questa materia, affrontando, azienda per azienda, una conflittualità sindacale finalizzata alla fissazione di regole ben precise sull’utilizzo delle apparecchiature in questione. Tenendo anche conto del fatto che le singole aziende si trovano … indifese davanti a una battaglia del genere, visto che sono tutte, o quasi tutte, in aperta violazione di legge da svariati anni.